L’Anima del Jazz

Ciò che l’anima coglie da una performance, quale che essa sia, è
il “respiro” ovvero lo spirito che le dà vita nella relazione di ogni
elemento con l’altro da sè. E’ in questo uscire
da sé per incontrarsi con l’Essere che anima le
varie altre forme che essa si riconosce nell’altro da
sè, per poi, in un momento successivo, ritrovarselo in
sè. Un respiro d’insieme, collettivo, che suona armonia e
coinvolge tutta la molteplicità delle forme musicali individuali nel loro
essere “Uno”, in un ordine ideale e reale insieme. E’ il frutto
dell’adesione cieca di ogni anima all’esigenza comune di armonia e di
unità che è in principio a tutte le molteplici realtà e che è al contempo
il fine di ognuna di esse. Tale profezia rivela sempre più la realtà per
quella che è e che si manifesta laddove il desiderio di essa è feroce
(come direbbe Keith): solo in chi la ricerca con tutto se stesso ed è
disposto a sacrificare tutto se stesso per questo ideale, la propria
anima per l’Anima, la propria musica per la Musica, essa può manifestarsi
pienamente reale. E’ una perla preziosa per cui val la pena vendere ogni
proprio tesoro, chè nulla vale al suo confronto. E’ quella perla che dà
valore e senso ad ogni specifico modo di intendere e volere, e non solo
in musica; che può essere scoperta soltanto da un anima che guarda, più
che al proprio possesso, all’altissima armonia con tutta la realtà
molteplice, con la quale si scopre in comunione piena, alla quale tutto è
disposto a dare, senza nulla imporre; della quale scopre di essere
madre.


Al primo elogio del giorno
ho visto l’aurora morire
e fargli posto.

Ho visto il sole
trionfante
gridare il
proprio corso
e, compiaciuto,
scandire il tempo
con accenti esaltati.

Ho visto il giorno abdicare
dimesso nella voce
e, arreso, impallidire
sconfitto dal tempo.

Ho visto il giorno sparire
nel suo ultimo splendore
e voci stanche e distratte
celebrarne la memoria
prima di dormire.

Ho visto il giorno tacere
e, nel buio più fecondo,
maturare la sua aurora
gravida d’amore.

Al primo elogio del giorno
ho visto l’aurora morire
e fargli posto.

Massimo Merighi – 1998