Intervista a F. Guaiana, L.Costa e F.Piticchio

Francesco Guaiana, Lino Costa e Florinda Piticchio, tre prodotti d.o.c. della scuola Musica Insieme, chitarristi i primi due, vocalist lei. Tre musicisti intervistati nel ’98, che dopo circa quattro anni di frequentazione alla corte di Mimmo Cafiero e Loredana Spata hanno visto fiorire il loro talento e ne raccoglievano primi frutti.

A Francesco Guaiana la prima parola.

Fino a qualche anno fa tu suonavi la chitarra in contesti piuttosto variegati. Conoscevi anche il jazz prima di approdare alla scuola Musica Insieme?

“Niente affatto. Proprio in questa occasione mi ci sono accostato per la prima volta, e con una gran voglia di diventare un jazzista, anche se contemporaneamente ho studiato chitarra classica col maestro Norrito”.

Ed oggi lo sei, un jazzista?

“Non saprei, forse non devo dirlo io. Però è certo che gli input didattici ricevuti alla Scuola mi hanno dato, in tal senso, molte coordinate fondamentali”.

Vale a dire?

“Se una cosa davvero preziosa mi ha trasmesso l’esperienza di Musica Insieme questa è proprio l’approccio alla musica jazz. Intendo dire che, al di là delle pur sempre necessarie informazioni di carattere tecnico e teorico che i miei eccellenti insegnanti mi hanno fornito, il messaggio più importante e stato quello sul significato dell’interpretazione di uno spartito. I maestri della Scuola mi hanno sempre insegnato a studiare i brani e a scomporli in modo coglierne lo spirito, entrarci dentro e dare loro una rilettura personale. Insomma in modo da non diventare mai schiavo della partitura. E in questo certamente c’è la mano di Mimmo Cafiero, deus ex machina di Musica Insieme, le cui lezioni di musica d’insieme mi hanno dato molto anche per altro verso, trasmettendomi l’idea e il senso della musica come piacere da condividere con altri musicisti, come interazione nell’interazione”.

Spesso le scuole di musica somigliano a meri luoghi di indottrinamento, nei quali si acquisiscono nozioni ma non si prende reale contatto con la realtà dell’essere musicista, e tutto si esaurisce nell’ambito delle ore di lezione. E’ stato così anche per te?

“Tutt’altro, ed è forse questo l’aspetto più interessante di tutta la faccenda. Perchè Musica Insieme mi è stata vicina anche al momento di affrontare il palcoscenico. Anzi, posso dire che, con me come con tutti gli allievi della scuola già più maturi, è stata ad un tempo lo sprone ed il sostegno principale. Per dirla in breve, ha saputo buttarci nella mischia, e sempre con i modi ed i tempi giusti. Nelle numerose manifestazioni che l’associazione organizza, ed ora anche nel nuovo spazio dell’Open Jazz Club, c’è sempre un capitolo dedicato agli allievi della scuola. Basta pensare ad esempio al «cartellone parallelo» del Carini Jazz Estate che in passato ha messo in vetrina i migliori prodotti della scuola. Ma anche a quel particolarissimo contesto che è l’Open Jazz Orchestra ideata e diretta da Mimmo Cafiero, il cui organico affianca musicisti alle prime esperienze e professionisti già ampiamente affermati o addirittura di chiara fama. Senza dire delle altre più estemporanee opportunità concertistiche che mi sono state offerte, anche con le prime band a mio nome, esperienze utilissime in chiave formativa e per imparare il mestiere, per capire come gestirmi anche fuori dalla scuola ”.

C’è qualche performance, tra queste, che ricordi con particolare emozione?

”La risposta è forse un po’ scontata, ma certamente ci rientra la mia prima assoluta di fronte ad una platea jazzistica. Suonai, dopo appena un anno di corso, in quintetto con lo stesso Cafiero, Orazio Maugeri, Cinzia Spata e Giuseppe Costa. Non fu facile, mi sentivo un po’ spaesato, ma fortunatamente era una situazione abbastanza informale. Ancor più difficile fu quando, di fronte ad un pubblico ben più numeroso, ho affiancato il compianto Maurizio «Bicio» Caldura. Quello fu davvero un mezzo disastro, tanto ero teso ed emozionato”.

Ora tu hai in certo senso aperto le ali e sei anche passato dall’altra parte della barricata, visto che saltuariamente collabori con i docenti della scuola Musica Insieme. Cosa pensi delle metodologie didattiche adottate?

”Non vorrei tanto pronunciarmi su questo, visto che proprio io nel corso di questi anni ho avuto più di un maestro, quanto ribadire l’importanza della direttiva di fondo che informa tutta l’attività didattica di Musica Insieme, e che è quella di stimolare di continuo la sensibilità musicale di ogni discente, di dare vita nello studio ad un’esperienza innanzitutto umana, la quale poi si innesta meravigliosamente sull’intenso e profondo dialogo che si instaura tra i ragazzi, generando per loro anche le prime sperimentazioni artistiche comuni. Insomma, un po’ come in una grande famiglia, come in una seconda casa”.

Analoga a quella di Francesco è la vicenda di Lino Costa, altro chitarrista che ha da poco intrapreso la via del professionismo (anche fuori dei confini isolani) e che talora viene chiamato da Musica Insieme per assistere il corpo docente. Suonava il rock prima entrare alla Scuola e qui anche lui ha firmato il suo patto col jazz. Le sue parole sembrano fare eco a quelle del suo giovane collega.

«Ho studiato alla Scuola per circa tre anni – dice – ed oggi posso dirmi felice ed orgoglioso della scelta che ho fatto. In così poco tempo sono riuscito a crearmi delle basi solide, un mio stile ed un mio gusto».

A cosa o chi il merito più grande?

”Certamente a chi, con competenza e dedizione, ha creato dal nulla questa istituzione, cioè Mimmo Cafiero e Loredana Spata. Ma anche a tutti quei bravissimi insegnanti e musicisti che tengono i corsi ed i seminari. Qui ci è stato data la possibilità di interagire con personaggi di grande valore artistico, e di attingere al loro prezioso patrimonio di conoscenze. Se poi vogliamo soffermarci sul metodo di insegnamento, personalmente ritengo di grandissima importanza la cura che viene dedicata ai corsi di musica di insieme. È stata, questa, una prima fondamentale proiezione per tutto ciò che ho imparato, una palestra nella quale ho capito cosa vuol dire stare dentro il suono e condividerlo con gli altri compagni di performance, esserne co-artefice e cercare quell’intesa che poi sul palco rende magica un’esecuzione”.

Storia un po’ a sè è invece quella di Florinda Piticchio, giovane ed oggi più che apprezzata vocalist di origine catanese. Forse proprio in quanto vocalist, che non può contare sullo schermo dello strumento ma al contrario esprime la sua vena in maniera immediata, Florinda ha tribolato non poco prima di dare il meglio di sè. Tanto che, speriamo non se la prenda per la rivelazione, la sua insegnante Loredana Spata racconta con affettuoso ghigno dei momenti di maggiore sconforto vissuti insieme a lei e brillantemente superati.

”Flo Flo, come la chiamiamo noi intimi – spiega Loredana Spata – ha davvero sofferto e lottato parecchio con le sue insicurezze, durante i quattro anni di scuola Musica Insieme. Ed il ricordo più bello in tal proposito coincide con quello che secondo me è stato il momento della svolta nella sua crescita. Lei aveva appena tenuto il suo primo concerto con un gruppo a suo nome, durante un pomeriggio di Carini Jazz Estate, e non le era esattamente andata tanto bene, complice la forte emozione. Allora, è un classico, si convinse di non essere capace di cantare, di aver sbagliato tutto. Non spiccicava più una parola. E il bello era che il giorno dopo avrebbe dovuto cantare al fianco di Maurizio Caldura! Bene, proprio quel giorno ho temuto che avrebbe disertato il concerto, ma invece lei si presentò e cantò alla grande, si superò. Tanto che poi lo stesso Caldura la ricoprì di complimenti. Aveva oltrepassato l’ostacolo più grande, quello che non la faceva credere in se stessa, ed è questo che vuol dire avere stoffa e passione autentica”.

Flo Flo ha da poco partecipato, con Maurilia Moscarelli e Giorgia Meli (anch’esse allieve di Loredana Spata), all’incisione del cd «Muito Obrigado» di Vincenzo Palermo e si appresta a varcare lo stretto per proporsi nel nord Italia.
Ma si accende di entusiasmo quando ripensa all’esperienza vissuta con Musica Insieme.

”Ho cominciato – dice – che volevo proprio diventare una cantante di jazz. Era ciò che sognavo, era il modo che dentro di me avevo scelto per esprimermi. Ma ho dovuto a lungo fare i conti con la mia timidezza e le mie traversie, oltre che con le consuete difficoltà di rito. Ed in questo la scuola Musica Insieme e Loredana sono stati e continuano ad essere un’insostituibile punto di riferimento”.

In che modo?

”La Scuola come ambiente mi ha aiutato innanzitutto con l’atmosfera deliziosamente familiare che vi si respira. Tra allievi si crea il clima propizio per confrontarsi intimamente ed appoggiarsi reciprocamente nelle difficoltà. Ma anche e soprattutto per il particolare rapporto con gli insegnanti. Una comunicazione che va ben oltre i rispettivi ruoli. Loro non sono soltanto dei signori musicisti e dei docenti preparatissimi. Fanno di più, ti osservano, ti capiscono e cercano di far emergere tutto quello che hai dentro. E per questo credo proprio che Musica Insieme rappresenti un unicum a Palermo, tanto che collaboro intensamente con l’associazione anche ora che ho finito il mio apprendistato”.

Massimo D’Aleo – febbraio 1998